L’evoluzione della società moderna porta con sé alcune implicazioni sul nostro approccio al lavoro: aspiriamo a prestazioni elevate (ad esempio nelle competenze che vanno continuamente aggiornate); cerchiamo di cogliere le opportunità oltre che di risolvere i problemi (ad esempio le nuove tecnologie); accanto ai bisogni, diamo maggiore rilevanza ai desideri (ad esempio nell’esprimere la vision aziendale); misuriamo il successo non soltanto in termini quantitativi ma anche qualitativi (ad esempio qualità della vita oltre alla retribuzione, il funzionamento dell’organizzazione oltre i risultati).
L’empowerment ci aiuta a rendere realizzabili i desideri, a raggiungere maggiori risultati e ad avere uno strumento in più per gestire le nostre responsabilità.
È la capacità di fare delle scelte e trasformarle in azioni che incrementano la nostra efficacia.
Desiderio
Il processo di empowerment nasce dal desiderio più che dal bisogno, si fonda sull’energia generata più che sulla sensazione di mancanza, sulla tensione verso ciò che si desidera più che sulla soluzione di un problema. Se non c’è desiderio è perché non siamo presenti fino in fondo oppure perché il desiderio non riesce ad emergere e a chiarirsi.
Eventualmente anche uno stato di bisogno o un problema o l’insoddisfazione possono essere utilizzati come spinta iniziale di self empowerment, purché se ne elabori l’energia in termini di desiderio, quindi come energia desiderante anche se momentaneamente addormentata.
I bisogni propri o altrui e le necessità abitualmente presenti non ancora soddisfatte, le nuove richieste ricevute, le nuove opportunità offerte dall’ambiente possono far emergere il desiderio specifico che è l’embrione di nuove progettualità personali a cui la nuova possibilità potrà dare potenzialmente risposta.
Visualizzazione
Attraverso la rappresentazione mentale del desiderio realizzato, si genera un nuovo modo di pensare e una visione altamente positiva di sé stesso mentre si realizza ciò che si desidera. In questa fase non consideriamo le modalità di esecuzione e le risorse necessarie, dobbiamo innanzitutto riuscire a proiettarci nella situazione realizzata con dovizia di particolari sapendo esattamente cosa avviene, come, cosa fare, come ci si sente, come reagiscono gli altri e così via.
A volte il problema sta proprio nell’incapacità di immaginarci diversi, dando un valore positivo a questa diversità (spesso la formazione opera proprio nella direzione dell’ampliamento delle possibilità).
Possibilità
A sua volta definita in tre fasi sequenziali: la sperimentazione, l’acquisizione delle risorse esterne e l’elaborazione delle risorse interne.
La sperimentazione reversibile significa buttarsi e provare per vedere l’effetto che fa e quali conseguenze porta. Questa fase sottolinea l’orientamento all’azione nell’’approccio dell’empowerment, in questa fase più simbolico che concreto, ma indica il superamento della soglia dal livello mentale e psicologico all’avvio della mobilitazione delle energie significative per l’azione. La sperimentazione serve per raccogliere informazioni su di sé e sul rapporto tra sé e l’ambiente, ad anticipare le prime azioni reali, ad evidenziare le risorse che occorre ricercare e acquisire e quali elaborazioni interiori sono da fare, ad approfondire la fase di acquisizione delle risorse dall’esterno.
L’acquisizione di risorse esterne è il passaggio all’azione, nello specifico la ricerca può riguardare: le competenze, le conoscenze, le metodologie, gli strumenti, le capacità operative, le informazioni, i collegamenti, i sostenitori, gli alleati e gli sponsor, le risorse economiche, organizzative e tecnologiche. È la fase da un punto di vista quantitativo più impegnativa.
L’elaborazione delle risorse interne è più la fase più connotata in senso psicologico dell’intero processo, significa mobilitare l’energia, le proprie migliori capacità, il patrimonio psicologico e soprattutto elaborare ed affrontare le inevitabili difficoltà che si oppongono al processo di self empowerment.
I fattori tipici dell’elaborazione personale sono: la fiducia in sé stessi, i comportamenti corretti che potrebbero portare buoni risultati, investire sulle relazioni esistenti piuttosto che su quelle mancanti, l’auto – controllo, il pensiero positivo operativo, il pensare di poter influire, gestire, indirizzare e modificare le cose che ci riguardano: hopefullness e valorizzazione delle proprie competenze utili e di ogni possibile nuovo elemento.
Ognuno di noi presenta inevitabilmente fattori di attacco interni a queste caratteristiche positive che possiamo definire killer interni, che imparando a riconoscere attraverso possiamo aggirare per renderli inoffensivi rispetto a ciò che al momento ci interessa di più.
La parola chiave dell’empowerment è possibilità (al plurale) come sintesi di potere e libertà. Potere significa: soddisfare bisogni, realizzare desideri, generare risultati, guidare persone, sentirsi degni di attenzione e rassicurati.
I fattori principali del potere personale individuale sono: l’autoefficacia, l’influenza personale, la speranzosità, il pensiero positivo operativo, la responsabilità e il protagonismo.
Deborah Palma
Fondatrice e Leader di Angels